Ci potete raccontare qualcosa della comunità di Nomadelfia?
“Nomadelfia significa “legge di fraternità”. Siamo una piccola comunità vicino a Grosseto di circa 300 persone. Il Fondatore, don Zeno Saltini, dopo la guerra ha iniziato a raccogliere bambini rimasti soli. A lui si sono poi unite delle famiglie, che lavoravano insieme provvedendo alle necessità di tutti, come gli apostoli nella prima Chiesa fondata da Gesù. Anche noi oggi cerchiamo di vivere così”.
Come vivete nella comunità?
“A Nomadelfia lavoriamo tutti insieme, anche i bambini e i ragazzi. Una persona impiega tanto tempo per coltivare un vigneto, lavorando insieme si fa prima e ci si diverte. I soldi che guadagniamo li mettiamo in comune e sono gestiti in modo che tutti abbiamo ciò di cui hanno bisogno”.
E a voi piace vivere così?
“Sì, anche se non è sempre facile. Per esempio in ogni famiglia solo una persona può avere il cellulare e deve essere maggiorenne. Il fatto di non possedere uno tutto nostro però ci permette di passare tanto tempo all’aperto e stare più insieme”.
Voi ragazzi come vivete la quotidianità e soprattutto come vi vedono i vostri compagni di scuola o i ragazzi fuori dalla comunità?
“Fino alle medie i ragazzi fanno scuola in comunità, poi ognuno sceglie la scuola superiore. Le classi sono composte da 4 o 5 studenti, gli insegnanti sono i nostri genitori o altri che vengono da Grosseto. Chi non ci conosce rimane perplesso e incuriosito. D’estate giriamo e portiamo il messaggio di Gesù attraverso la musica e la danza. I nostri spettacoli si chiamano Serate di Nomadelfia”.
Andreste a vivere da un’altra parte? È facile vivere in un ambiente così protetto?
“Io preferisco rimanere qua!”; “Io, invece, vorrei provare un’esperienza fuori per vedere il mondo com’è realmente, ma se non mi trovassi bene tornerei qui”. “In famiglia siamo anche in 11. Non è semplice, ma esiste il perdono che ci fa ricominciare sempre!”
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