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Head. Hands, Heart

Immagina che non ci siano Paesi, non è difficile. Niente per cui uccidere e morire e nessuna religione. Immagina che tutti vivano la vita in pace.

Sono i versi della canzone Imagine, scritta a cavallo tra gli anni 60 e 70 da John Lennon. Il testo prosegue con: “puoi dire che sono un sognatore”. Se il geniale autore di questa storica canzone fosse ancora tra noi, gli potremmo dire che, anche se in piccola parte e solo per qualche giorno, il suo sogno è stato una realtà.

È ciò di cui sono stati capaci circa 6000 ragazzi del Cantiere Hombre Mundo che hanno approfondito concretamente il tema della comunicazione. Il titolo era “Head Hands Heart” (mente mani cuore) elementi fondamentali attraverso i quali l’uomo comunica. Un titolo unico per i 50 Cantieri svoltisi nel mondo.

Ma cosa significa Hombre-Mundo (Uomo-Mondo)? E cos’è un Cantiere?
Uomo-Mondo è quell’uomo che porta avanti la cultura della diversità, che invece di creare muri li abbatte, che non definisce ignorante chi la pensa diversamente da sé ma ne sa ascoltare l’idea. È quell’uomo che considera l’altro una persona dalla quale poter imparare sempre qualcosa. Alcuni partecipanti ai Cantieri di Croazia, Ungheria e Italia ci hanno raccontato le loro impressioni:

Irene: “In Croazia durante quei giorni è stato molto forte vedere come anche ragazzi di Paesi in guerra tra loro, come Israele e Palestina, stessero sempre insieme e come, nonostante la distanza, si siano formate molte amicizie che dureranno nel tempo.”

Luigi: “Dall’Ungheria sono tornato più ricco di conoscenza e nuove amicizie. Una delle sfide più grandi era quella comunicativa, con chi non parlava la mia lingua. Sfida che noi ragazzi abbiamo superato grazie anche alla musica e ai giochi di gruppo. Da questa esperienza ho capito come le differenze culturali che ci sono tra due popoli qualsiasi non potranno mai superare il fatto che siamo davvero tutti uguali.”

Marta: “Avevamo paura che non saremmo riusciti a comunicare e a collaborare con i ragazzi ungheresi. Una ragazza quel giorno per scherzare aveva detto “comunicheremo con il linguaggio dell’amore”. Non eravamo convintissimi delle sue parole, ma tra un po’ di inglese, gesticolando e con un po’ di intuizione siamo riusciti a capirci bene e si è creato un gruppo affiatatissimo dove mettevamo in comune idee e ognuno imparava qualcosa dall’altro. A casa ci portiamo tanto: tanti nuovi amici e spunti per come poter vivere una volta tornati nelle nostre città.”

Massimo: “Sinceramente far parte di questo progetto è stata la cosa migliore che mi sia mai potuta capitare. Ho sempre tentato di trasmettere ciò che vivevo durante esperienze di questo tipo ai miei amici, ma mi è venuto sempre difficile. Oggi so che per far capire di cosa sto parlando racconterò dei rapporti che si sono stretti in questi giorni.”

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