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COHOUSING: vivere insieme

Complessi abitativi, progettati interamente, o quasi, dai futuri inquilini, dove agli alloggi privati si affiancano spazi comuni che gli abitanti (persone o famiglie) condividono. Abbiamo esplorato per voi alcune esperienze di cohousing a Torino.

La prima idea di cohousing nacque nel 1964 dall’architetto danese Jan Gudmand Hover che, con un gruppo di amici cercò di riprodurre all’interno della sua città l’ambiente sociale di un villaggio, con spazi condivisi e spirito di comunità. Oggi il cohousing è diffuso in tutto il mondo, specialmente nell’Europa continentale.

Negli ultimi anni sono nate associazioni a sostegno di ciò anche in Italia, in città come Ferrara, Milano, Bologna e Torino. A Torino, in particolare, l’associazione CoAbitare ha dato vita a vari progetti in diverse zone della città. “Numero Zero” è il primo progetto, nato nel 2013, che si trova nel quartiere popolare e multietnico della città. I futuri coinquilini, otto nuclei familiari dapprima sconosciuti tra loro, hanno legato e realizzato la loro nuova casa che presenta spazi comuni sia all’esterno sia all’interno, come la lavanderia e la cucina dove si ritrovano ogni mercoledì sera.

Ma il cohousing non è solo esperienza di un modo alternativo per vivere; in un altro quartiere, infatti, nel palazzo sono stati provvisoriamente destinati alloggi a persone con difficoltà. Si tratta del progetto SOLE (SOcial Living Experience), che vuole mettere in contatto, anche se per poco, studenti, adulti in fase di separazione, persone in cerca di lavoro o con difficoltà economiche, che nel proprio bisogno possono fare tesoro dell’emotività e dal senso di comunità che prevale tra i cohouser.

Come detto precedentemente, il progetto è socialmente attivo anche nei Paesi dell’Europa continentale, come l’Olanda. Uno dei tanti progetti cohousing più attivi nei Paesi Bassi è sicuramente l’Humanitas, cioè una struttura di assistenza di Deventer, piccola cittadina, dove gli anziani convivono con gli studenti già dal 2012. In pratica, in cambio di trenta ore di lavoro volontario al mese, gli studenti hanno la possibilità di alloggiare lì gratuitamente.

Questo modello di unione tra generazioni sta cominciando a guadagnare popolarità: dopo Humanitas, infatti, due case di cura nei Paesi Bassi hanno seguito l’esempio e un programma analogo sta prendendo piede anche a Lione (Francia) e negli Stati Uniti.

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