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Uno squarcio di cielo

In questo numero dedicato all’ambiente, abbiamo scelto Una riflessione di Chiara Lubich (1920-2008) sulla natura e sul rapporto con essa.

Vorrei […] riandassimo con il pensiero a questa estate, quando abbiamo potuto contemplare magari una distesa di mare senza fine, una catena di monti altissimi, un ghiacciaio imponente o una volta del cielo punteggiata di stelle… Che maestosità! Che immensità! E, attraverso lo splendore abbagliante della natura, risalire a colui che ne è l’autore: Dio, il Re dell’universo, il Signore delle galassie, l’Infinito. […] Egli è presente dovunque: è sotto lo scintillio d’un ruscello, nello schiudersi d’un fiore, in un’alba chiara, in un rosso tramonto, su una vetta nevosa… […]

È vero, dopo il periodo estivo, siamo tornati nelle nostre metropoli di cemento, costruite dalla mano dell’uomo tra il frastuono del mondo, dove raramente la natura si è salvata. Eppure, se vogliamo, basta uno squarcio di cielo azzurro scorto fra le cime dei grattacieli, per ricordarci Dio; basta un raggio di sole, che non manca di penetrare nemmeno fra le sbarre d’una prigione; basta un fiore, un prato, il volto di un bambino…

(Chiara Lubich, “Cercando le cose di lassù”, Città Nuova, Roma, 1992, pag. 111-112)

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