Ciao, siamo Martina, Federica, Erika, Futura, Giuseppe, Luciano, Stefano e Francesco, studenti del liceo scientifico Galileo Galilei di Catania, Ambasciatori di pace della nostra scuola.
Durante lo scorso anno, abbiamo vissuto l’esperienza finora più bella e più toccante di tutta la nostra attività da Ambasciatori: una videochiamata Skype con alcuni ragazzi siriani per uno scambio di esperienze e domande.
Abbiamo subito realizzato che azioni per noi quotidiane, possono risultare impossibili per altre persone sotto il nostro stesso cielo. I ragazzi, commossi, ci hanno spiegato che la loro ultima esperienza scolastica risaliva a otto anni prima, in quanto i bombardamenti nella loro città avvenivano sempre in orario di entrata o di uscita da scuola e quindi era estremamente difficile per loro raggiungere l’edificio. Durante questi anni, le lezioni si sono tenute via Whatsapp anche se, fortunatamente, nell’ultimo periodo erano riprese quasi regolarmente.
Parlando con i ragazzi siriani, abbiamo potuto constatare che non siamo così diversi gli uni dagli altri, abbiamo gli stessi sogni e le stesse aspirazioni, la differenza sta nella diversa realtà che viviamo. Ciò che particolarmente ci ha colpito è stato l’ottimismo e la forza con le quali questi ragazzi vanno avanti ogni giorno nella speranza di un futuro migliore. Provoca, invece, molta rabbia il fatto che la maggior parte di noi giovani occidentali non si curi di conoscere la situazione attuale dei Paesi afflitti dalla guerra.
Siamo arrabbiati anche perché ci sentiamo impotenti; non sappiamo cosa fare per aiutare davvero i nostri compagni siriani e per mettere fine ad un conflitto che, come tutte le guerre, sta distruggendo la vita di migliaia e migliaia di persone. Al tempo stesso ci sentiamo tristi e quasi in colpa per tutte le volte che ci siamo lamentati per delle sciocchezze e per tutte le volte che non abbiamo compreso quanto siamo privilegiati a poter studiare e andare a scuola ogni giorno.
Abbiamo sentito il bisogno di fare concretamente qualcosa per aiutarli. Il nostro progetto è diventato realtà poche settimane dopo, sotto forma di una fiera del dolce che abbiamo chiamato “Un panino per la pace”. Il ricavato è stato utilizzato per l’acquisto di beni di prima necessità da mandare ai ragazzi coi quali avevamo parlato. Siamo consapevoli che il nostro compito sia molto importante e proprio per questo siamo sicuri che le nostre iniziative non finiranno qui.