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Quanto vale la mia scelta?

Alcune domande a Maria Chiara Cefaloni per capire insieme cosa si intende per consumo critico.

Presentati

Maria Chiara Cefaloni: Ho 26 anni e sono logopedista, ma una gran parte della mia vita, fin da piccola, l’ho investita nell’impegno sia nell’ambito sociale sia in quello politico. I miei genitori ci hanno insegnato ad avere uno sguardo critico e fare determinate scelte. Questo percorso familiare mi ha spinto poi, crescendo, a impegnarmi in maniera più attiva in movimenti come Slotmob, a sostegno di quei locali che non offrono il gioco d’azzardo, per un’azione verso il bene comune.

Come ti informi sulle tue scelte di consumo e come potremmo fare noi?

Maria Chiara Cefaloni: Negli anni, ho conosciuto meglio Altromercato e le Botteghe Equosolidali (o Fair Trade – un circuito che promuove prodotti che rispettano l’ambiente e i lavoratori) e così ho acquisito maggiori informazioni sulle mie scelte di consumo. Esistono poi siti web o pagine facebook dove ci si può informare o riviste come Altreconomia. Di recente poi la rete NEXT (Nuova Economia x Tutti) ha creato una app per trovare facilmente aziende e prodotti sostenibili. Questi circuiti mi permettono di informarmi di più e vedere la realtà in maniera più critica.

Una definizione di consumo critico

Maria Chiara Cefaloni: Il consumo critico è la scelta di comprare un prodotto non solo in base ai criteri legati alla qualità (se un cibo ha un buon sapore, se una maglietta è bella e resistente) ma anche in base a: 1. Rispetto del territorio e dell’ambiente da parte dell’impresa che produce quel prodotto o che offre quel servizio; 2. Rispetto dei lavoratori; 3. Trasparenza e politica di quell’impresa. Quando si diventa consumatori critici questi e altri criteri diventano alla pari della qualità del prodotto.

Come fare scelte di consumo critico che potrebbero aiutare a evitare la parte negativa della globalizzazione, cioè la delocalizzazione delle fabbriche nei paesi più poveri?

Maria Chiara Cefaloni: Avere attenzione per il commercio a km 0, per sostenere le imprese locali che rispettano il territorio, i lavoratori, riducendo l’inquinamento che deriva dai trasporti dei prodotti. D’altra parte nemmeno possiamo vivere fuori dal mondo, però possiamo informarci in merito ai prodotti che andiamo a comprare, e aderire a quelle campagne che cercano di orientare i consumi verso le imprese che rispettano i criteri che ci siamo detti prima. Se tu sai che un prodotto viene fabbricato in un Paese dove non vengono rispettati i diritti dei lavoratori per esempio, puoi fare la scelta di boicottare quel prodotto e orientarti su uno che rispetta i nostri criteri.

Cos’altro possiamo fare nel pratico?

Maria Chiara Cefaloni: Sono piccoli gesti, come quello di scegliere dove prendo il caffè la mattina o quali scarpe indosso, che ci guideranno verso scelte controcorrente sempre più importanti e complesse. Ad esempio, quando dovrete aprire un conto in banca, perché per esempio sappiamo che molte banche investono in armamenti, sarà importante riflettere e scegliere dove investire i vostri risparmi in maniera “critica”. Ci possiamo chiedere però, quanto vale la mia scelta? Se una scelta la faccio da solo sicuramente incide meno, ma se la scelta la facciamo insieme, in tanti, possiamo davvero cambiare il modo in cui si fa mercato, il modo in cui si fa economia e impattare quindi sull’offerta proposta. Potete già partire dalla vostra età, iniziare a informarvi, iniziare a impegnarvi.

La delocalizzazione avviene quando un’industria decide di trasferire il lavoro in Paesi in via di sviluppo, dove i costi di produzione sono più bassi.Questo porta alla perdita di posti di lavoro nel Paese da cui l’industria si è spostata, lo sfruttamento dei lavoratori nei Paesi più poveri e un inquinamento dovuto ai trasporti per poi riportare il prodotto nei Paesi più sviluppati per venderlo.

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