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Emigrare per un ideale

Maximiliano, 39 anni, è emigrato dall’Argentina all’Italia insieme alla moglie Lourdes. Non sono partiti per trovare un lavoro migliore, scappare da una guerra o da una situazione di povertà, ma per seguire un ideale. Fanno parte di un movimento cristiano e si sono trasferiti in Europa per portare anche qui il loro modo di vivere.

Max, raccontaci perché hai deciso di venire in Italia.

Max: In Argentina ero un professore di teologia e filosofia. Avevo il desiderio di conseguire un dottorato in un’università vaticana, a Roma, nel centro della cristianità. Così ho deciso insieme a mia moglie di partire, con l’idea di venire non solo per studiare, ma anche per far conoscere il nostro movimento ecclesiale, che ad oggi è diffuso solo in America Latina. Ma, come cristiano, credo che per quanto noi possiamo avere delle idee, sarà poi Dio a farci capire se è sua volontà che le mettiamo in pratica oppure no, e nel nostro caso se avviare qui una Missione oppure no.

La cosa più simile tra Italia ed Argentina?

Max: L’amore per il calcio, ma anche il cibo.

E la cosa più diversa?

Max: I rapporti fra le persone. Gli italiani sono un po’ meno spontanei, soprattutto con sconosciuti. In Argentina, se vedi un amico parlare con una persona che non conosci e vuoi salutarlo, prima saluti chi non conosci, e poi il tuo amico. In Italia questa cosa è meno usuale, e per un argentino a volte può sembrare un po’ strano.

Nel passato la tua terra è stata meta di grande immigrazione: dovendo emigrare tu stesso, hai cambiato la tua concezione a riguardo?

Max: Si, perché sebbene il mio sia un Paese assolutamente multiculturale, non avevo mai vissuto l’esperienza di essere straniero. È una condizione che porti con te tutti i giorni, 24 ore su 24, in tutto ciò che fai. Adesso capisco meglio la vita degli immigrati nel mio Paese, anche di quelli nuovi, che oggi arrivano dai paesi più poveri dell’America Latina.

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