A volte per realizzare un sogno bisogna essere capaci di scelte forti, come lasciare la famiglia a 18 anni, cercando di trasformare la creatività in un vero e proprio mestiere. È la storia di Bledy, stilista e costumista albanese che da 14 anni vive in Italia.
Come è nata la tua passione per la moda?
Bledy: È nata alle scuole medie. Un giorno mi sono messo a fantasticare su come poteva essere un vestito del futuro. Mi sono immerso in colori, forme e tagli assurdi che la mia mente creava. Mi sono sentito libero di essere me stesso. Per studiare moda e costume sono venuto a Roma presso un’accademia internazionale, nel mio Paese allora non esistevano scuole di questo tipo. La passione mi ha portato a migrare.
Che differenza hai notato tra la moda albanese e quella italiana?
Bledy: Negli anni 50, mentre in Italia c’era il boom economico e rinasceva la moda, in Albania c’era un regime che per mezzo secolo ha tenuto fuori il Paese da ogni cambiamento. Ma non è riuscito a eliminare la creatività del popolo che, con quel poco che aveva, continuava a creare cose nuove, anche abiti.
Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro della moda?
Bledy: Oggi vedo una positiva propensione al riciclo, ad utilizzare bene tutto, una rivalutazione di quello che per anni abbiamo definito “usa e getta”. Vedo un futuro dove “fare moda” significa aiutare l’ambiente e il mondo in cui viviamo in maniera seria, intelligente e creativa. Basta volerlo e possiamo educare noi stessi e le generazioni future a questo.
In futuro ti vedi in Italia o altrove?
Bledy: Perché? Mi vedo là dove mi sentirò accolto e libero di esprimere la mia arte. L’arte viaggia ovunque ci sia bisogno di bellezza, non ha barriere o confini. Quello che mi viene da dire dal cuore, e che ho imparato vivendo come straniero in un altro Paese, è di non mettere freni alla “migrazione”: tu puoi vivere anche in un posto per tutta la vita, ma saper accogliere chi viene da fuori ti può portare ovunque nel mondo. Se capito bene il valore dell’accoglienza può essere una ricchezza sia per me che vengo, sia per te che mi accogli.
Illustrazione ©Piero Delfino, 17 anni