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Plastica, un abbraccio mortale

Otto milioni di tonnellate di plastica ogni anno fluttuano negli oceani e alcuni studi (1) prevedono che nel 2050 in mare ci sarà più plastica che pesci. Cosa fare?

Di recente i ricercatori del gruppo Greenpeace hanno riscontrato la presenza di particelle di microplastica in almeno 9 dei 17 campioni di acqua e neve prelevati nell’Oceano Antartico.

Questi frammenti, per le loro piccole dimensioni, sono particolarmente nocivi anche per gli animali marini più piccoli, come krill e plancton. Provengono da prodotti industriali come dentifrici o cosmetici, e dalla degradazione in mare di rifiuti di vario genere. Gli scarti di plastica, pur non degradati, rappresentano un ulteriore pericolo ambientale: le tartarughe marine scambiano le buste di plastica per meduse e le ingeriscono per cibarsi. Lo stesso avviene per gli squali con i pezzi di plastica, scambiati per pesci. Le cannucce possono facilmente incastrarsi in narici, occhio o gola degli animali. Filo e reti di plastica avvolgono uccelli, tartarughe, cetacei, intrappolandoli in un abbraccio mortale.

Per questo, l’ente ambientalista decide di lanciare l’allarme: “Plastica nell’Oceano Antartico” per proteggere le 690 specie marine messe in pericolo dal loro nuovo nemico prodotto dall’uomo. Pur essendo difficile evitare che le grandi industrie smaltiscano i propri rifiuti in mare, nel nostro piccolo possiamo fare già tanto sfruttando il nuovo servizio ‘Plastic Radar’ offerto da Greenpeace: è possibile segnalare la presenza di plastica su spiagge, fondali o galleggianti in mare mandando una foto dove sia ben visibile la marca dell’azienda produttrice e condividendo la propria posizione tramite il contatto Whatsapp +39 342 3711267.

Siccome, però, siamo noi stessi i primi a consumare e gettare migliaia di prodotti in plastica come rifiuti, dobbiamo essere coscienti delle difficoltà per smaltirli e di quali siano gli effetti concreti e nocivi che coinvolgono sia il nostro pianeta che centinaia di altri suoi abitanti, oltre a noi esseri umani… Possiamo semplicemente cominciare col consumare meno prodotti in plastica o cercando quelli biodegradabili!

(1) Report realizzato dalla Fondazione EllenMacArthur insieme al Centro di studi McKinsey.

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