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IT | Le diversità viste come un dono

Si chiamano disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) ed in tanti ne sono affetti. Che cosa significa convivere con essi? Una lettera-riflessione dedicata a tutti i nostri lettori che conoscono o soffrono per questi disturbi.

Il diritto allo studio dei ragazzi

La legge 170/2010 tutela il diritto allo studio dei ragazzi che hanno difficoltà di apprendimento
e dà alla scuola un’opportunità per riflettere sulle metodologie da mettere in atto per favorire tutti gli studenti, dando spazio al loro vero potenziale in base alle loro abilità. Infatti questi ragazzi che, come te, hanno difficoltà, godono di alcuni diritti a scuola, come per esempio, interrogazioni programmate, utilizzo di mappe concettuali all’interrogazione o altro e, grazie ad essi, riescono a seguire le lezioni e ed avere un successo degli studi, altrimenti molto probabilmente abbandonerebbero la scuola. Ma quante volte ti sarà capitato di sentire che in realtà questi ragazzi non hanno bisogno di attenzioni in più? E chissà quante volte tu ti sei sentito classificato come un privilegiato. Chissà quante altre sei stato considerato solo svogliato. In alcuni casi gli altri con te hanno un atteggiamento positivo, altri invece ti considerano per pietà e non per affetto, altri ancora ti giudicano perché leggere, scrivere e calcolare per loro sono atti così semplici ed automatici che risulta difficile comprendere le difficoltà che riscontri.
Per caso i ragazzi che indossano gli occhiali vengono discriminati?
No, però anche loro hanno dei disturbi, disturbi alla vista.

È arrivato allora il momento di dire BASTA!

Perché i disturbi specifici dell’apprendimento, quali dislessia, disgrafia o disortografia e discalculia, non ci rendono inferiori agli altri né tanto meno incapaci, anzi dovrebbero essere considerati proprio dei pregi. Ricordati infatti che grandi personaggi come Albert Einstein, Mozart, Vincent Van Gogh, Andy Warhol, ed altri sembra siano stati dislessici, chiaramente per alcuni di essi, poiché sono morti in epoche in cui ancora non si conosceva bene questo tipo di disturbo, non vi è la certezza assoluta che fossero dislessici, ma vi sono molte prove a supporto
di questa ipotesi.

Quindi anche tu, amico mio, che mi stai leggendo credi in te stesso, perché ti è stato fatto un dono grandissimo, quello di essere unico.
In questo mondo infatti non c’è nessuno che sia meglio di te, sei perfetto così come sei, non c’è niente di te che non vada bene, ognuno di noi è una bellezza per il suo modo di essere
e di comprendere il mondo che lo circonda senza distinzioni d’età, di sesso né tanto
meno di capacità.

( Sofia Mastrilli, 14 anni )

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