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IT | La figura dell’influencer

Nel 2016 circa il 40% delle persone che hanno acquistato un prodotto lo hanno fatto dopo aver visto un influencer usarlo sui social.

La piattaforma più interessata da questo fenomeno è senza dubbio Instagram. Nato nel 2010, ad oggi è il social network con il trend di crescita più elevato e sebbene non sia ancora il più utilizzato a livello mondiale (1mld di utenti contro i 2,2 mld di Facebook), è senza dubbio quello con l’età media più bassa, quindi quello su cui i giovani passano più tempo.

Secondo gli analisti del fenomeno, un influencer per dirsi tale deve avere almeno 10mila follower, una buona percentuale dei quali deve interagire frequentemente con il profilo, ossia commentare i post, guardare le stories, mettere mi piace. A questo punto se l’influencer gestisce bene il suo profilo, producendo contenuti che saltino all’occhio dei suoi seguaci, quel tanto che serve a catturare la loro attenzione per guardare più attentamente un post mentre scrollano annoiati la loro home page, possono iniziare i guadagni. Infatti, non tarderanno ad arrivare le aziende, pronte a pagarlo in cambio di post sul suo profilo in cui indossa prodotti da sponsorizzare.

Se per esempio un’azienda di occhiali da sole ha bisogno di farsi pubblicità su Instagram, contatta un influencer, che con un semplice selfie in cui indossa la montatura può guadagnare dalle centinaia alle migliaia di euro. Ovviamente, più followers si hanno più si guadagna. Chiara Ferragni per esempio, guadagna in media 12.000 euro a post. Vi sembra troppo? Beh, dovete pensare al guadagno che ne trae l’azienda. Nel 2016 infatti, circa il 40% delle persone che hanno acquistato un prodotto lo hanno fatto dopo aver visto un influencer usarlo sui social network. Questo significa che alle aziende conviene investire sulle web star per pubblicizzare i loro prodotti, e le aziende lo hanno capito bene.

A questo punto però, sorge spontanea una domanda: come facciamo a capire quando un influencer che noi seguiamo, di cui ci fidiamo, sta facendo pubblicità a qualche marchio?

Per fortuna anche le autorità se ne stanno accorgendo. In Italia per esempio, l’Antitrust, ossia l’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato ha come compito anche quello di difendere i consumatori, obbliga gli influencer a usare gli hashtag #adv o #sponsorizzato per contrassegnare i post di questo genere. È necessario, però, che ognuno di noi guardi sempre più in maniera critica i post, per evitare di essere passivi di fronte a questa nuova forma di pubblicità occulta.

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