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IT | Dialogo sulla guerra

Quel Suo grido di abbandono è quel filo di speranza che trovo sempre quando riconosco quel dolore e rientro in me.

F.P.: “Ciao A. io mi chiedevo:
Molto spesso gli uomini a contatto con una cosa tremenda come la guerra perdono la loro fede e umanità di fronte ai suoi orrori. Tu come hai mantenuto la tua?
O meglio cosa pensi che sia importante ricordarsi affinché si superi il dolore della guerra?”
(…)
“Allora A. dov’è eravamo rimasti?”

E’ iniziato così il dialogo con un giovane e un educatore.

A.: Ti allego un bel testo di Igino Giordani – Politico e aderente al Movimento dei Focolari (+1980)
È anche il mio pensiero sulla guerra:
“Io parto da un principio: che ogni guerra è un fallimento dei cristiani; dei cristiani, non del cristianesimo. Se il mondo fosse cristiano non ci dovrebbero essere guerre. Voi avete scritto sui muri di Palazzo Chigi : “ No alla guerra”. Noi ci associamo. E avete anche scritto: “ terra, non guerra”. Anche in questo siamo perfettamente d’accordo. E’ già troppa la terra destinata a cimiteri di guerra: sarebbe bene risparmiarla per darla invece a coltivare ai nostri lavoratori……Ma oggi, oggi che la guerra è uno sterminio pazzesco di valori e di persone, oggi nessuna guerra è giusta”.
( Igino Giordani, discorso pronunciato alla camera dei deputati 16 marzo 1949, “ A proposito del patto Atlantico “ )

F.P.: Sono d’accordo con Giordani, penso anche che la guerra sia una sconfitta per entrambe le parti che la combattono e per l’umanità.
Aggiungo.
La guerra è una maschera dietro la quale si nasconde morte e terrore. Niente di più, ci si può fermare a ragionare e a cercare un’ etica dietro di essa o anche crearla, ma il risultato sarà sempre lo stesso: cioè morte distruzione, odio e rancore.
Il rancore non va via facilmente e gli uomini non sono sempre pronti a perdonare, spesso non si riescono a perdonare i torti del passato e questo porta ad altre guerre.
In un certo senso anche i litigi con gli amici e con la famiglia sono delle piccole guerre.
E tutto ciò porta l’inferno in terra che è molto più semplice da portare che il Paradiso.
Se siamo insieme – es. ad un congresso con persone che condividono lo stesso ideale (del mondo unito N.d.R. ) è molto più facile portarlo ad altri come noi.
La cosa si fa difficile quando vuoi portare questi pensieri a persone che non lo hanno conosciuto, oppure che non vi hanno potuto credere.
Se non vi hanno voluto credere, invece, è molto difficile farglielo capire.
Tornando indietro insomma, tutte queste piccole cose che portano l’inferno o la guerra nelle case o nelle relazioni non fanno nient’altro che fomentare il male che può prendere una delle sue peggiori forme nella guerra”.

A.: Grazie. Per me, rispondendo a quanto mi chiedevi sopra, le domande me le pongo anche io, ed è giusto, interrogativi come: “Ma Dio come interviene di fronte al dolore che colpisce l’umanità? Posso così risponderti a quel tuo ‘cosa pensi che sia importante ricordarsi?”.
Anche se in piccolo, la mia esperienza è che Lui si è fatto quel dolore, non lo guarda da lontano, non è esterno ad esso. Quel Suo grido di abbandono è quel filo di speranza che trovo sempre quando riconosco quel dolore e rientro in me, nel mio profondo, anche se non sempre è immediato, ma… quella pace che avverto mi fa dire: credo!

P.F. ( 17 anni ) A. ( 60 anni )

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